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Il finocchio (Foeniculum vulgare Mill.)

apr 18, 2018   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Tutto l'anno  //  No Comments

Finocchio - Nutrizionista Bologna Serena TassinariCome ogni anno durante le feste natalizie ci si lascia andare ai piaceri della tavola, rimandando ogni senso di colpa all’anno nuovo.

Ed ecco che dopo la notte di San Silvestro, carichi di buoni propositi, possiamo cominciare a dedicarci alla cura del nostro corpo. Un ottimo punto di partenza è sicuramente rappresentato da una sana e corretta alimentazione quotidiana.

A tale proposito vi è un ortaggio, appartenente alla famiglia delle Umbelliferae, dalle benefiche proprietà e facilmente reperibile tutto l’anno: il finocchio.

Ampiamente coltivato negli orti di tutta Italia per la produzione del grumolo, una struttura compatta costituita dall’insieme delle bianche e carnose guaine fogliari, viene raccolto in tutte le stagioni dell’anno a seconda della zona di produzione.

E’ una tipica pianta mediterranea dalla storia molto antica. Originaria della pianura di Maratona in Grecia, dove cresceva spontanea e veniva chiamata marathon, grazie ai Romani si diffuse nel resto dell’Europa. Se ne conoscono diverse varietà: il Bianco Perfezione, il Bianco dolce di Firenze, il Finocchio di Parma e quello di fracchia, il gigante di Napoli ed il Grosso di Sicilia.

Finocchio - Nutrizionista Bologna Serena TassinariAd oggi le  maggiori produzioni sono in India, Egitto, Pakistan, Cina, Indonesia ed Argentina. Il successo di questo ortaggio è dovuto alle sue molteplici proprietà e all’utilizzo di tutte le sue parti: i fiori, le foglie, il bulbo ed i frutti (impropriamente chiamati semi) dai quali si estrae, per distillazione in corrente di vapore, l’olio essenziale.

Quest’ultimo contiene prevalentemente anetolo, una sostanza che dona al finocchio spiccate proprietà digestive e carminative e che lo rende indicato nei disturbi dispeptici quali lievi affezioni gastrointestinali, gonfiore e flautulenza.

Durante l’allattamento l’infuso di finocchio è efficace per stimolare la montata lattea, per ridurre le coliche gassose dei neonati e per donare al latte materno un sapore dolce e gradevole. Il finocchio esercita, inoltre, un’azione secretolitica ed espettorante rappresentando, quindi, un valido aiuto durante le infiammazioni delle prime vie respiratorie. A livello locale si possono applicare impacchi di olio essenziale per alleviare lievi dolori muscolari e reumatici, mentre l’infuso dei frutti è utile per lenire gli occhi arrossati in caso di congiuntivite.

A questo fine il finocchio veniva utilizzato anche in passato, tanto che lo scrittore latino Plinio ne aveva ampiamente descritto le virtù. In un racconto, in particolare, si narra che, dopo la muta stagionale, i serpenti erano soliti sfregare il proprio corpo contro piante di finocchio per eliminare dagli occhi gli eventuali residui di pelle che gli avrebbero offuscato la vista.

Sicuramente più attuale ma anche meno poetico è invece l’utilizzo del finocchio da parte dei cantinieri dei giorni nostri. La curiosa espressione “lasciarsi infinocchiare”, infatti, sembra derivare proprio dall’abitudine dei venditori di vino di offrire spicchi di finocchio ai potenziali acquirenti per la presenza di sostanze aromatiche che rendono gustoso anche un vino di qualità scadente.

Il cavolfiore: proprietà benefiche

apr 17, 2018   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Autunno, Inverno  //  No Comments

Cavolfiore - Nutrizionista Bologna Serena TassinariIn autunno e in inverno gli orti delle nostre regioni si arricchiscono di un ortaggio dall’aspetto tondeggiante e dal sapore marcato, il cavolfiore (Brassica oleracea var. botrytis). Introdotto in Italia ad opera dei veneziani, che lo acquistarono dai greci sull’isola di Cipro, il cavolfiore è per lo più coltivato in Toscana, nelle Marche, nel Lazio, in Campania ed in Sicilia.

Se ne conoscono diverse varietà: la qualità Palla di Neve di colore bianco candido, il Precoce Toscano, quello di Jesi, il Tardivo di Fano ed il Gigante di Napoli di colore bianco crema, il verde cavolfiore di Macerata, ed il Violetto di Sicilia.

Il fiore presenta, comunque, una testa compatta, formata da tante “cimette” attaccate l’una all’altra ed innestate su un piccolo stelo centrale. Per pulirlo è sufficiente staccare le foglie esterne, tagliare le cimette dal torsolo e sciacquarle sotto l’acqua corrente.

 

Il cavolfiore, in genere, viene servito cotto. Durante la cottura, per la presenza al suo interno di composti a base di zolfo, sprigiona un odore piuttosto forte. Per contenerlo sarà sufficiente aggiungere all’acqua in ebollizione una goccia di aceto o di limone. Se particolarmente tenero e fresco si può, tuttavia, consumare anche crudo.

In questo modo non solo risulta più digeribile e salutare, ma, soprattutto, conserva inalterate le sue proprietà nutritizie. Grazie, infatti, al perfetto equilibrio dei suoi componenti, il cavolo esercita un’azione benefica su tutto l’organismo. E’ ricco di minerali come il Fosforo e il Calcio che contribuiscono alla salute di ossa e denti, di Magnesio per il buon funzionamento delle cellule e di Ferro per combattere l’anemia.

Da non trascurare anche la presenza di Potassio, che regola il ricambio idrico del corpo e impedisce la disidratazione cellulare, di fibre vegetali e di alcune vitamine tra cui la C, che protegge le cellule e previene i danni provocati dai radicali liberi e la B9, indispensabile per il sistema nervoso ed il midollo osseo.

Per queste proprietà il cavolo è, fin dall’antichità, conosciuto ed utilizzato come rimedio per curare diverse malattie. I Romani, in particolare, prima dei lauti banchetti, erano soliti mangiare cavoli crudi per aiutare l’organismo ad assorbire e metabolizzare con maggior facilità il vino che, probabilmente, avrebbero bevuto in abbondanza. Per le popolazioni marittime, inoltre, i cavoli hanno da sempre rappresentato uno degli alimenti principali, costituendo un’ottima fonte di sostentamento durante i lunghi viaggi in mare.

Forse per la sua forma compatta che evoca protezione o per il candido colore simile alla bambagia il cavolfiore ha, per anni, tolto dall’imbarazzo i genitori alla domanda dei figli su come nascono i bambini. E non solo. Il cavolo è forse uno degli ortaggi a vantare il maggior numero di modi di dire. Sono ormai di uso comune frasi del tipo “non me ne importa un cavolo”, “testa di cavolo”, “non capisci un cavolo”, “pensa ai cavoli tuoi”, “c’entra come i cavoli a merenda”, “col cavolo” oppure, semplicemente, “cavolo!”.

Uva: elisir di lunga vita

apr 17, 2018   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Autunno  //  No Comments

Uva - Nutrizionista Bologna Serena TassinariL’uva è il frutto della vite (Vitis vinifera), una pianta antichissima le cui prime testimonianze sono contenute addirittura nella Sacra Bibbia.

Nel libro della Genesi si narra, infatti, che fu Noè, terminato il diluvio universale, a piantare il primo seme dell’albero della vite. Successivamente affreschi e geroglifici egiziani testimoniarono la coltivazione di questa pianta per produrre vino destinato ai faraoni.

Fu, tuttavia, solo con l’emergere della civiltà greca che la viticoltura prima, e la vinificazione poi, si affermarono lungo le coste del Mediterraneo.

In Italia, in particolare, la produzione del vino si diffuse così tanto da riservare alla nostra penisola il soprannome di Enotria (terra del vino).

Oltre che per la produzione di quello che anticamente veniva definito “il nettare degli dei”, l’uva viene utilizzata anche come frutta fresca (uva da tavola) e secca (uva passa). Ed è proprio per la produzione di uva da tavola che l’Italia vanta il primato di maggiore produttore mondiale di questo frutto. Tra le varietà più diffuse vi sono l’Italia, la Vittoria e la Regina per le uve bianche e la Red Globe, la Rosada e l’Uva Fragola per le rosse.

Nell’immaginario comune l’uva è rappresentata a grappoli. Il grappolo è una infruttescenza costituita da una parte legnosa più o meno ramificata, il raspo, e dagli acini, chiamati anche chicchi o più propriamente bacche, di forma tondeggiante od ovale. Questi ultimi sono costituiti dalla buccia, dalla polpa e dai semi, detti anche vinaccioli.

Le stagioni migliori per assaporare l’uva sono la fine dell’estate e l’autunno quando i grappoli sono maturi ed ha inizio la vendemmia, ossia la loro raccolta. Il colore dei chicchi indica lo stato di maturazione: gli acini di uva bianca devono tendere al giallo e quelli di uva nera al rosso scuro. Il tipico strato di polverina che avvolge ogni acino è, invece, un importante segnale della freschezza del frutto che, con il passare del tempo, tende a scomparire.

L’uva e le sue proprietà nutrizionali sono conosciute fin dall’antichità. E’ un frutto particolarmente dissetante, poiché ricco di acqua (circa l’80%), e nutriente, per la presenza di elevate percentuali di zuccheri solubili (più o meno il 18%).

Sono anche presenti tannini e polifenoli dalla potente azione antiossidante e anti-invecchiamento e diverse vitamine del gruppo B, oltre che Fosforo, Calcio, Magnesio e Ferro. L’elevato contenuto di Potassio e la scarsa presenza di Sodio la rendono, inoltre, un valido aiuto per combattere la ritenzione idrica e per stimolare la diuresi. Con specifico riferimento alle sue parti, se la buccia è ricca di oli essenziali e cellulosa, utile per favorire il transito intestinale, i semi abbondano di  acido linoleico, dalle proprietà ipocolesterolemizzanti.

Uva Nera  - Nutrizionista Bologna Serena Tassinari

Uva Nera

Un cenno particolare merita l’uva nera. In questa qualità si trova, infatti, il resveratrolo, un composto portatosi all’attenzione del mondo scientifico solo all’inizio degli anni ’90 a seguito di un importante studio noto come “Paradosso Francese” che dimostrò come la bassa incidenza di malattie cardiache nella popolazione d’oltralpe, la cui dieta è caratterizzata da un consumo elevato di grassi, è legata alla regolare assunzione di vini rossi che contengono proprio questa molecola dall’attività cardioprotettiva.

Grazie alle citate proprietà l’uva è giustamente considerata un vero e proprio elisir di lunga vita da non far mai mancare sulle nostre tavole nel periodo autunnale.

 

Non ci resta che brindare, quindi, con un buon bicchiere di vino rosso a questo succoso e gustosissimo frutto.

Una pioggia di Castagne

apr 17, 2018   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Autunno  //  No Comments

Castagne - Nutrizionista Bologna Serena TassinariEcco che è arrivato l’autunno, la stagione forse più melanconica dell’anno, quando la natura comincia a spogliarsi delle sue fronde e dei suoi frutti.

In questi mesi, camminando per i boschi sopra un letto di foglie secche, è possibile andare alla ricerca del più tipico dei prodotti autunnali: la castagna.

Facilmente individuabili, se ancora contenute all’interno del riccio, le castagne hanno un aspetto rotondeggiate con un lato appiattito detto pancia ed uno convesso detto dorso.

 

Il polo apicale termina in un piccolo prolungamento frangiato, la torcia, mentre quello prossimale, l’ilo, si presenta leggermente appiattito e di colore grigiastro. Esternamente sono glabre, lisce e di colore marrone. Queste caratteristiche le rendono facilmente distinguibili dai marroni, dall’aspetto più piatto e caratterizzato da striature più o meno marcate.

Per centinaia di anni, le castagne, anche chiamate “pane d’albero”, erano considerate un preziosissimo dono della natura poiché rappresentavano la principale fonte di sostentamento di intere popolazioni, soprattutto durante gli inverni rigidi, le guerre e le carestie. Ancora oggi rappresentano un alimento chiave per numerose famiglie residenti sulla catena appenninica.

L’habitat di questa pianta è, infatti, l’ambiente boschivo collinare o quello montano a bassa quota. In genere nelle zone alpine cresce tra i 200 e gli 800 metri s.l.m., mentre in quelle appenniniche meridionali anche fino ai 1000-1300 metri di altitudine. In Italia è maggiormente diffusa in tutto il versante tirrenico, dalla Calabria alla Liguria. La sua presenza è, invece, sensibilmente inferiore sulle coste adriatiche e nel Triveneto.

Castagno Castagne Bosco - Nutrizionista Bologna Serena TassinariIl castagno vanta origini antichissime: si pensa, infatti, che risalga addirittura ai lontani tempi preistorici, quando ebbe inizio la distribuzione delle piante latifoglie sulla Terra. In Europa si diffuse ad opera dei Greci. Durante il Medio Evo, inoltre, diversi ordini monastici ne ampliarono la coltura per poterne utilizzare la legna ed i frutti.

Questi ultimi possiedono importanti proprietà nutritive. Le castagne, infatti, sono ricche di carboidrati complessi che le rendono estremamente nutrienti e offrono l’indubbio vantaggio di essere assorbiti lentamente dall’organismo provocando, quindi, un lento innalzamento della glicemia.

 

Le castagne contengono, inoltre, sali minerali, come il Fosforo, utile per ossa e denti, e il Magnesio, fondamentale per la buona salute delle cellule. Un altro elemento presente in notevole quantità è il Potassio, indispensabile per un buon ricambio idrico del corpo. Non mancano, inoltre, diverse Vitamine del gruppo B, efficaci contro l’astenia, e la Vitamina C, che protegge le cellule del nostro corpo prevenendo i danni provocati dai radicali liberi.

Castagno dei cento cavalli - Nutrizionista Bologna Serena Tassinari

Castagno dei cento cavalli

Il castagno è anche una pianta estremamente longeva.

La Sicilia ne possiede un maestoso esemplare risalente addirittura al 1500 circa a.C., denominato “l’albero dei cento cavalli” (leggenda narra che durante un temporale la regina Giovanna d’Aragona ed i suoi cento cavalieri si ripararono sotto le sue ampie ed estese fronde).

Sarà, quindi, per le sue capacità di offrire un sicuro riparo dalla pioggia o forse per i suoi gradevoli frutti che Madre Natura ha permesso a questo albero di resistere al passare del tempo.

Le meraviglie dell’Anguria

apr 17, 2018   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Estate  //  No Comments

Anguria - Nutrizionista Bologna Serena TassinariA procurarci il cibo più adatto ad ogni stagione ci pensa madre natura.

Nei mesi estivi, infatti, quando il caldo si fa intenso ed il consumo di liquidi da parte del nostro organismo aumenta, la dieta si arricchisce di tanta frutta salutare e ricca di acqua.

E cosa c’è di meglio di un’invitante fetta di anguria?

Con quei suoi colori accesi, il gusto rinfrescante ed il sapore dolcissimo è senza dubbio il simbolo incontrastato dell’estate.

 

Il frutto è un peponide con forma che varia dallo sferico all’ovoidale, buccia verde dalle diverse tonalità, uniformi o striate, e polpa croccante più o meno rossa. Le dimensioni sono variabili secondo le varietà botaniche della pianta.

Le varietà di anguria più diffuse in Italia sono la Crimson Sweet, la Sugar Baby e la Blue Bell e tra le nostrane vi sono il cocomero di Pistoia, quello di Faenza e, per finire, la Quarantina e la Cinquantina, così chiamate per il numero di giorni necessari alla loro maturazione.

Accanto alle angurie “classiche” il cui peso può arrivare fino a 20 kg, ultimamente sul mercato sono apparse anche le “mini angurie” dal peso di 2-3 kg al massimo, ma che presentano le stesse proprietà organolettiche delle loro sorelle maggiori.

Il cocomero è reperibile da maggio a settembre e per maturare necessita di un clima caldo-temperato. E’ infatti originario dell’Africa tropicale dove, in alcune regioni, cresce ancora allo stato selvatico. Chiamato localmente Tsamma (Citrullus lanatus var. citroides), è particolarmente prolifico tanto che per singolo fusto può produrre anche un centinaio di frutti. E’ per questo motivo che nelle regioni desertiche e siccitose è conosciuto e apprezzato da millenni.

Cocomero antico egitto - Nutrizionista Bologna Serena Tassinari

Geroglifici egizi

Grazie ad alcuni geroglifici è stato possibile far risalire le prime coltivazioni all’antico Egitto circa 5000 anni fa.

Il frutto costituiva per le popolazioni locali una preziosa risorsa idrico alimentare e veniva spesso deposto nelle tombe dei faraoni come mezzo di sostentamento per l’aldilà.

Anche in un passo della Sacra Bibbia, nel libro dei Numeri, ne vengono riportate le virtù. Si narra, infatti, che gli Ebrei, durante la faticosa traversata del deserto del Sahara, rimpiansero i trascorsi tempi della schiavitù in Egitto, quando potevano cibarsi di cocomeri e meloni.

 

Il cocomero è infatti in assoluto il vegetale più ricco di acqua, oltre il 95% del suo peso è rappresentato da questa preziosa molecola che gli conferisce notevoli proprietà dissetanti e diuretiche. A fronte anche di un irrilevante apporto calorico, esso è sicuramente indicato nei casi di ritenzione di liquidi, gonfiori alle gambe, cellulite e ipertensione. Sono inoltre presenti vitamina A, C, potassio e carotenoidi, sostanze, quest’ultime, fondamentali per ridurre i radicali liberi presenti nel nostro organismo.

Ottima al naturale, l’anguria è ideale anche per preparare gelati, dolci, bevande e marmellate. Nella cosmesi, infine, la polpa è utilizzata per preparare maschere idratanti ed il succo per realizzare lozioni emollienti.

Che dire, con tutte queste virtù non ci resta che sederci, rilassarci ed abbandonarci al piacere di questo vivace simbolo dell’estate.

Dieta in vista della primavera

mar 31, 2018   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Primavera  //  No Comments

Dieta di primavera - Serena Tassinari Nutrizionista BolognaCon l’arrivo della primavera la voglia di rinnovamento comincia a risvegliarsi: si avverte la necessità di rimettersi in forma e di depurare il nostro organismo dalle scorribande invernali.

Così come abbiamo bisogno di toglierci il cappotto e di indossare abiti leggeri, con la bella stagione siamo pronti a lasciarci alle spalle gli alimenti più grassi e pesanti per lasciare il posto a quelli più freschi e salutari.

Il cibo diventa quindi il protagonista!

 

Il concetto di salute e benessere è strettamente collegato a quello di una corretta alimentazione. E’, infatti, sempre più diffusa la consapevolezza dell’importanza del buon cibo non solo per sfruttare al meglio l’energia che esso fornisce e per raggiungere e mantenere il “peso forma”, ma anche per contrastare e prevenire eventuali sintomi di patologie.

Si rende quindi necessario controllare non solo la quantità ma anche la qualità dei cibi che quotidianamente ingeriamo.

Dieta di primavera - Serena Tassinari Nutrizionista Bologna

Di fondamentale importanza, ad esempio, il consumo di frutta e verdura di stagione, l’assunzione di un adeguato apporto idrico, l’impiego di carboidrati complessi e di proteine ad alto valore biologico; è buona norma anche prediligere i prodotti freschi rispetto a quelli confezionati e limitare l’uso di sale e di condimenti eccessivi. Una alimentazione sbilanciata nei suoi costituenti, infatti, può implicare una insufficiente assunzione di preziosi elementi quali vitamine, minerali e fibre e, al contempo, ad una dieta troppo ricca di zuccheri e grassi.

 

Variare frequentemente gli alimenti della dieta è il modo più semplice ed efficace per garantire una alimentazione equilibrata ed assicurarci al contempo il giusto apporto di tutti i principi nutritivi indispensabili al corretto funzionamento del nostro organismo soddisfacendo, al contempo, le esigenze del gusto.

Ed infine se ancora non abbiamo iniziato o ripreso l’attività fisica la Primavera è la stagione ideale: complici il clima mite e le giornate più lunghe.

SOS CENONI E PRANZI DI NATALE

dic 22, 2017   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Inverno  //  No Comments

MANGIARE O NON MANGIARE? QUESTO è IL DILEMMA!

Cena di Natale - i consigli di Nutrizionista Bologna - Dott.ssa Serena Tassinari

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Durante le feste natalizie la domanda che i pazienti mi rivolgono più spesso è: come mi devo comportare?

Il timore di tutti coloro che si impegnano durante l’anno per mantenere una corretta alimentazione al fine di raggiungere il proprio obiettivo è quello di prendere qualche chiletto e di veder sfumare, tra il 24 e la Befana, i progressi raggiunti.

Qual è, dunque, la strategia migliore da mettere in atto durante le festività? Come destreggiarsi al meglio tra Vigilia, Natale e Capodanno?

La risposta che io dò sempre è semplice: bisogna cercare di compensare.

Il bello delle feste è anche quello di rilassarsi, godersi la compagnia della famiglia e degli amici senza pensare a quello che si può o non si può mangiare.

Non è necessario dribblare tutti i panettoni e i cenoni. Basta semplicemente regolarsi di conseguenza.

Per cui se a Natale ci sono i tortellini, l’arrosto, il purè e il pandoro li possiamo gustare senza troppi sensi di colpa, cercando, magari, di non fare il bis e di non riempire il piatto fino all’orlo. Se poi siamo noi a cucinare possiamo ridurre i condimenti necessari alla preparazione dei piatti. Per compensare un pranzo così sostanzioso un suggerimento utile per la cena potrebbe essere quello di mangiare un passato di verdure senza patate o di bere una tisana.

Stessa strategia per la sera della Vigilia. Anche se a Bologna il menu è spesso dall’antipasto al secondo tutto a base di pesce, per cui idealmente più leggero, si può pensare di bilanciare la giornata gustando a pranzo una bella insalatona con l’aggiunta, a scelta, di un ingrediente proteico vegetale o animale o di una fetta di pane di segale integrale.

E per quanto riguarda gli avanzi?

Se siamo noi ad aver cucinato e se, ad esempio, il dolce è stato di gradimento, si può pensare di omaggiare i commensali con un piccolo cadeau da portare a casa. Con questo astuto escamotage si evita di cedere alla tentazione di dover finire, nei giorni successivi, la crostata alla mostarda o quel mascarpone che dice “mangiami” ogni volta che si apre il frigo!

Da non dimenticare, infine, l’esercizio fisico che va visto come un alleato per sentirsi meno appesantiti e per prendere, se il tempo lo consente, una boccata d’ aria fresca durante una passeggiata di salute.

La Cannella o cinnamomo (Cinnamomum zeylanicum)

nov 11, 2017   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Tutto l'anno  //  No Comments

La Cannella o cinnamomo (Cinnamomum zeylanicum) - Nutrizionista BolognaLa cannella, o cinnamomo (Cinnamomum zeylanicum), è la spezia ottenuta da un piccolo albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Lauraceae.

La Cannella, originaria dello Sri Lanka, dove cresce tuttora allo stato spontaneo, è un’antica pianta dalla storia millenaria. Riferimenti alla cannella sono stati rinvenuti in arcaici testi cinesi risalenti al 3000 a.C. nei quali si tramanda che questa spezia veniva prescritta per curare le patologie respiratorie.

Conosciuta anche presso le popolazioni della Mesopotamia, fu solo grazie ai Fenici che si diffuse nel Bacino del Mediterraneo e nel Medio Oriente, dove cominciò ad essere largamente impiegata. Gli antichi Egizi, ad esempio, erano soliti utilizzarla per imbalsamare i defunti; per i Greci era un efficace digestivo mentre per i Romani era una merce rara e preziosa. Importata in Occidente durante il Medioevo, giunse in Europa solo nel XVII secolo per mano dei commercianti Olandesi.

Oltre alla cannella che siamo soliti utilizzare, vi sono numerose altre specie appartenenti allo stesso genere tra cui le meno note cannella cinese o cassia (Cinnamomum cassia), la cannella birmana (Cinnamomum burmannii) e la cannella di Saigon (Cinnamomum loureiroi).

Le stecche di cannella hanno l’aspetto di piccoli bastoncini marroni avvolti a pergamena e si ottengono facendo essiccare la corteccia dei piccoli fusti e dei rami della pianta. Più i rami sono giovani, migliore è la qualità della spezia.

Dal profumo intenso e pungente, si contraddistingue per il sapore dolce e piccante al tempo stesso. Proprio per questa sua caratteristica si presta ad accompagnare numerosi specialità culinarie, sia dolci che salate, come pure il rinomato vin brulé ed alcuni tipi di tè ed infusi.

Ma l’impiego della cannella riscuote successo anche dal punto di vista nutrizionale in quanto ricca di preziosi Sali Minerali ed Elettroliti tra cui il Calcio, implicato nella coagulazione del sangue e nella contrazione muscolare, il Fosforo, indispensabile per rinforzare le ossa e i denti, il Sodio ed il Potassio, coinvolti nel mantenimento del bilancio idrico del corpo.

Da non trascurare anche il contenuto di Ferro, essenziale per la formazione di emoglobina all’interno dei globuli rossi, di Magnesio, di sostegno al metabolismo dei grassi, dei carboidrati e delle proteine, di Zinco, necessario per la sintesi dell’insulina, di Selenio, importante per contrastare l’azione dei radicali liberi, ed, infine, di Rame e di Manganese, di supporto per la funzionalità enzimatica.

Sul fronte delle vitamine sono presenti la Vitamina A, per la crescita e la differenziazione cellulare, alcune vitamine appartenenti al gruppo B, che promuovono l’attività di numerosi enzimi coinvolti nel catabolismo dei nutrienti, la vitamina K, per la coagulazione del sangue, e le vitamine C ed E, che proteggono le molecole del corpo dalle dannose reazioni ossidative.

Infine una curiosità: alcuni ricercatori hanno recentemente scoperto le proprietà insetticide dell’olio essenziale estratto dalle foglie di cannella. L’azione repellente sembra essere rivolta, in particolare, nei confronti delle larve delle zanzare.

 

Bacche di Goji: Il tesoro dell’Asia dal forte potere antiossidante

giu 4, 2014   //   by nutribo   //   Tutto l'anno  //  No Comments

Le bacche di goji sono i piccoli frutti carnosi, dalla forma leggermente allungata, del Lycium barbarum, una pianta appartenente alla famiglia delle Solanaceae.

Originarie dell’Asia Centrale, vengono coltivate da millenni per le loro proprietà nutritive. Il principale carattere distintivo delle bacche di Goji è la presenza di sostanze antiossidanti in grado di rinforzare il sistema immunitario. Il dosaggio ORAC (Oxygen Radical Absorbance Capacity)*, messo a punto per valutare la protezione fornita all’organismo dalle sostanze antiossidanti nei confronti dei radicali liberi, ha evidenziato, infatti, che sono sufficienti 20gr/die di Bacche Goji per soddisfare il fabbisogno giornaliero di unità ORAC.

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Dal punto di vista nutrizionale le Bacche di Goji rappresentano un naturale spuntino energetico adatto a chiunque, grazie alla presenza di tutti gli amminoacidi essenziali, indispensabili per ogni cellula del corpo, e all’elevato tenore proteico. Sono presenti anche numerosi oligoelementi e vitamine tra cui spiccano:

- il manganese (0,993mg/100gr – pari al 47% dell’RDA**), elemento costitutivo di numerosi enzimi, che influisce sull’intero metabolismo energetico e stimola la produzione degli ormoni sessuali

- la vitamina B2 (Riboflavina) coinvolta nel metabolismo dei carboidrati e delle proteine e importante per la salute della pelle e degli occhi

- numerosi polifenoli (>1300mg/100gr), molecole utili nella prevenzione dei processi ossidativi causati dai radicali liberi.

Grazie al contenuto di queste preziose sostanze nutritive, alla marcata azione antiossidante e al fatto che sono coltivate da millenni, le Bacche di Goji vengono definite il “Frutto della Longevità”.

 

* (Capacità di Assorbimento dei Radicali dell’Ossigeno) secondo uno studio effettuato dall’Human Nutrition Research Center on Ageing c/o la Tufts University a Boston

**Recommended Daily Allowance – dose giornaliera raccomandata.

Il Limone o Citrus limon (L.) Burm.

set 5, 2013   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Tutto l'anno  //  No Comments

Limone - Nutrizionista Bologna Dott.ssa Serena Tassinari Il Limone [Citrus limon (L.) Burm.] è il frutto dell’omonimo albero appartenente alla famiglia delle Rutaceae.

Originario dell’Estremo Oriente, giunse in Europa nel I secolo a.C. Tipico dei climi caldi e poco ventosi, i maggiori produttori mondiali sono l’India, il Messico, l’Argentina ed il Brasile. In Italia è coltivato principalmente in Sicilia, Calabria e Campania.

Di forma sferica od ovale, i limoni sono protetti esternamente dalla scorza, ricca di oli essenziali, che racchiude al suo interno una aspra e succosa polpa divisa in spicchi.

Se ne conoscono innumerevoli varietà che si differenziano principalmente per l’aspetto esteriore come, ad esempio, lo spessore e la ruvidità della buccia, ma anche per il grado di acidità del succo e la presenza o meno di semi all’ interno. Le varietà più diffuse nel nostro paese provengono sia da coltivazioni locali che estere e sono il Monachello, l’Interdonato, il Femminello, l’Eureka, il Genoa, il Lisbon, il Verna, il Masero e il Karystini. Meno noti, perché facilmente deteriorabili, sono il limone dolce e quello rosso, che possono essere consumati come frutta fresca per il sapore meno aspro dei loro spicchi.

Una delle caratteristiche distintive della pianta del limone è la sua capacità di fiorire più volte in un anno. Le fioriture principali avvengono all’inizio della primavera, da cui derivano i gialli limoni invernali, detti primofiore, ed in tarda estate, da cui si ottengono frutti di colore verde, i verdelli, dalla buccia sottile e dalla polpa particolarmente succosa. Se alla capacità rifiorente della pianta del limone si aggiunge quella dei frutti di giungere a maturazione anche in momenti successivi alla raccolta, si riesce facilmente a comprendere il motivo per cui siano reperibili tutto l’anno in qualsiasi negozio di frutta e verdura.

Dal punto di vista nutrizionale i limoni contengono elettroliti e sali minerali quali:

  • Sodio e Potassio che agiscono, rispettivamente, nei liquidi extracellulari ed intracellulari del corpo regolando l’equilibrio acido-base, il mantenimento della pressione osmotica ed il bilancio idrico del nostro organismo
  • Calcio e Fosforo, costituenti essenziali delle ossa e dei denti
  • Ferro, fondamentale nei processi respiratori cellulari in quanto componente dell’emoglobina (la proteina che trasporta l’ossigeno nel sangue).

Al pari degli altri agrumi sono presenti anche le vitamine:

  • B1 importante nel metabolismo dei glucidi
  • B2 essenziale per la salute del cavo orale e dei capelli
  • B3 importante per l’integrità della cute, del tratto gastroenterico e del sistema nervoso
  • Infine la vitamina C di supporto al sistema immunitario

Da non trascurare anche il contenuto di acido citrico che, oltre a conferire ai limoni il loro caratteristico sapore aspro, svolge un’azione antiossidante proteggendo la funzionalità e l’integrità delle nostre cellule.

A rendere il limone uno degli agrumi più conosciuti e versatili al mondo sono, però, i suoi numerosi usi in cucina. Accanto al suo utilizzo come condimento per insaporire i cibi o come ingrediente principale per la produzione di bevande, quali la limonata e il limoncello, il limone viene anche impiegato nell’industria dolciaria per la preparazione di canditi e in cosmesi per l’estrazione del profumatissimo olio essenziale. Infine un pratico consiglio tramandatoci dalle nostre nonne: per bloccare l’azione nociva di diverse sostanze sprigionate da alcuni alimenti durante la cottura è buona norma spremere qualche goccia di limone sui cibi appena cotti.

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