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La Carota o Daucus carota L.

giu 19, 2012   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Primavera, Tutto l'anno  //  No Comments

La Carota o Daucus carota L. - Nutrizionista BolognaLa carota (Daucus carota L.) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Umbelliferae. Originaria delle regioni temperate dell’Europa, dove tuttora cresce spontanea, giunse in Italia nel 1700.

Da allora, viene coltivata per la bontà delle sue radici carnose impiegate sia nell’alimentazione umana che in quella animale.

Le carote si distinguono in base al colore (che, ad eccezione del bianco delle varietà da foraggio, varia dal rosso all’arancio), alla forma (vi sono le corte, le mezzane e le lunghe) e all’epoca di maturazione (che le differenzia in precoci, medie e tardive).

Tra le carote più diffuse vi sono la Carota Flakke, la Carota Grelot, la Carota rossa d’Olanda, la Carota tonda di Parigi, la mezza lunga di Nantes ed, infine, la Carota rossa di Napoli.

Apprezzata già all’epoca dei Greci e dei Romani per le sue proprietà nutritive, la carota è un vero e proprio elisir di salute e di bellezza.

Per la presenza di caroteni, sostanze utilizzate dal nostro organismo per la produzione di vitamina A, la carota è da sempre considerata l’ortaggio d’elezione per la vista. Il beta-carotene, in particolare, contribuisce alla riparazione dei tessuti corporei, all’idratazione e al benessere della pelle, a proteggere le mucose della cavità orale e delle vie aeree ed, infine, a contrastare l’azione dei radicali liberi e a prevenire l’invecchiamento cellulare.

Sono inoltre presenti le vitamine B1, B2 e B3, fondamentali per la crescita di tutti i tessuti, e la vitamina C, essenziale per l’utilizzazione del ferro e per la sintesi del collagene.

Rilevante anche il contenuto di Potassio, che mantiene l’equilibrio idrico del corpo, di Calcio e di Fosforo, di supporto per le ossa e per i denti, di Ferro, indispensabile per la produzione di emoglobina (sostanza che trasporta l’ossigeno a tutte le cellule dell’organismo) e di fibre, che aiutano a regolarizzare il transito intestinale.

Da sottolineare, infine, le poche calorie ed il pressoché nullo contenuto di grassi che le rendono idonee per tutti coloro che intendono seguire un regime alimentare controllato.

Per ultima una curiosità. I piccoli e bianchi fiori della carota sono raggruppati in “ombrelle” al centro delle quali è posto un fiore viola che contraddistingue questa pianta da tutte le altre Umbelliferae. Un’antica leggenda narra che questi scenografici ombrellini, se raccolti in una notte di luna piena, vantino spiccate proprietà afrodisiache tali da accendere il desiderio sessuale ed aiutare il concepimento.

La Nespola, il frutto dell’imbarazzo

mag 23, 2012   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Estate, Tutto l'anno  //  No Comments

Nespole - Nutrizionista Bologna Con il termine Nespola, si identificano i frutti di due diverse specie di piante appartenenti entrambe alla famiglia delle Rosaceaela nespola comune e la nespola del Giappone.

Il motivo per cui condividono lo stesso nome è abbastanza oscuro, dal momento che sia le piante che i frutti prodotti sono estremamente differenti fra loro. Ma cerchiamo di analizzarli nel dettaglio.

Il nespolo comune, Mespilus germanica, è un albero di medie dimensioni coltivato in tutti i paesi a clima continentale. Al momento della fioritura produce moltissimi fiori bianchi che lo rendono estremamente gradevole da un punto di vista ornamentale.

I frutti, tondeggianti e di colore marrone chiaro, maturano a settembre e sono spesso ricoperti da una finissima peluria. Estremamente duri e legnosi hanno un sapore acido ed astringente che non li rende commestibili al momento della raccolta. Prima di essere consumati, infatti, devono per lungo tempo maturare all’interno di cassette di legno ricoperte di paglia che, a loro volta, devono essere poste in ambiente asciutto e ventilato. Mediante questa tecnica di “ammezzimento” le nespole si ammorbidiscono e virano di colore fino a raggiungere una tonalità molto scura. La polpa, inoltre, subisce una modificazione enzimatica che la rende più dolce ed aromatica. Ed è proprio la necessità di dover attendere qualche mese prima di poterle mangiare ad ispirare il prezioso detto: “Con il tempo e con la paglia maturano anche le nespole” che ci suggerisce l’importanza di avere pazienza e di saper aspettare per vedere i risultati.

Le prime coltivazioni del nespolo comune sono state rinvenute lungo le rive del Mar Caspio e risalgono al I millennio a.C. Estesosi poi in tutta l’Asia Minore, il nespolo raggiunse ben presto le coste della Grecia e dell’Italia. Da qui, grazie ai Romani si diffuse a tal punto in Europa, ed in particolar modo in Germania, che il medico e naturalista svedese Linneo (padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi) lo identificò proprio con il nome Mespilus germanica, ritenendolo, erroneamente, di origine tedesca.

Da un punto di vista nutrizionale bisogna innanzitutto sottolineare che tanto più il frutto è acerbo, tanto maggiore è la presenza di tannini, molecole dall’azione antinfiammatoria che, per la capacità di precipitare le proteine della saliva, donano alla nespola il suo caratteristico sapore astringente. Grazie alla maturazione, i tannini diminuiscono ed il frutto, più dolce e pastoso per la presenza di zuccheri, ha un’azione blandamente lassativa grazie anche ad una discreta quantità di fibre vegetali. Sono, inoltre presenti elettroliti, sali minerali quali Potassio (che regola il ricambio idrico del corpo e impedisce la disidratazione delle cellule), Magnesio (fondamentale per la contrazione muscolare), Fosforo e Calcio (necessari per la salute delle ossa e dei denti). Da non trascurare anche il contenuto in vitamine tra cui la Vitamina C(importante per rinforzare le difese immunitarie e per l’assorbimento del Ferro) ed alcune del gruppo B, in particolare la vitamina B3 (che partecipa al metabolismo dei nutrienti favorendo la trasformazione dei grassi e dei carboidrati in energia).

Simile da un punto di vista nutrizionale ma di aspetto estremamente diverso è il nespolo del Giappone (Eriobotrya japonica), genere maggiormente conosciuto e commercializzato nel nostro paese. Originario dell’estremo Oriente, dove è molto diffuso sia come albero da frutto che come pianta ornamentale, è giunto in Europa solo alla fine del 1700 e da qui si rapidamente diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo.

In Italia fu introdotto a scopo puramente decorativo nel 1812 nell’orto botanico di Napoli e, solo in seguito, si affermò anche per la produzione di frutti. L’habitat ideale di questa piccola pianta dalla chioma tondeggiante è rappresentato dalle regioni meridionali; la maggiore produzione, infatti, si registra in Sicilia ed, in particolare, nelle province di Palermo, Catania e Siracusa.

I frutti maturano in primavera e la raccolta si effettua quando assumono la piena e tipica colorazione arancione. Immediatamente commestibili, hanno forma tondeggiante e una sottile e liscia buccia esterna. La polpa è dolce e acidula al tempo stesso e racchiude al suo interno dei grossi semi legnosi avvolti da una membrana. Proprio per la loro presenza la parte edibile del frutto è appena del 66%. La ricchezza in acqua e le poche calorie, infine, rendono il nespolo del Giappone adatto anche a coloro che intendono seguire un regime alimentare ipocalorico.

Terminiamo, come sempre, con una curiosità: secondo antiche tradizioni orientali, questi piccoli ma deliziosi frutti provocano uno stato di “imbarazzo” in coloro che li assaggiano. Per la loro squisitezza, infatti, si è incerti se gustarli freschi appena raccolti o preparare, con la polpa, macedonie, marmellate o aromatici distillati.

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